'Renderli reali: fare i videogiochi a mano' - Il Making of di Luminocity
27 ottobre 2016, ore 11.30 - Viewconference 2016, Torino. Luminocity è un adventure game per sistemi mobile, pensato inizialmente per iPad ed uscito nel 2012 (potete avere altre informazioni qui: www.stateofplaygames.com), la cui particolarità principale risiede nel metodo di realizzazione dei fondali, realizzati al 99% nella realtà.
A parlarcene è Daniel Fountain, programmatore e puzzle designer presso State Of Play Games: i designers hanno realizzato dapprima le bozze grafiche, che poi hanno trasformato in parti da stampare su cartone che, dopo essere stato tagliato tramite taglio laser, hanno poi assemblato il tutto realizzando il mondo di gioco totalmente reale. Una specie di gigantesta casa di Barbie.
Alcune parti in movimento sono state realizzate in digitale, ad esempio il personaggio principale è realizzato in questo modo: il boss dell’azienda, infatti è un ex designer in Flash e per questo motivo è stata una sceltanaturale quella di utilizzare Adobe Flash per la realizzazione di tutte le animazioni. Il background, invece, è tutto video (registrazioni del fondale reale che abbiamo descritto in precedenza), a cui sono stati aggiunti pochi elementi in compositing.
Per trasferire in digitale tutto quanto realizzato, hanno utilizzato una sistema di riprese video professionale compreso di sistema dolly e dal costo elevatissimo, tanto da poterlo affittare per un solo giorno; quindi in preparazione della giornata di riprese hanno dovuto allestire tutto con la massima cura ed organizzare ogni cosa nel dettaglio, allestendo il mondo di Luminocity dentro al bagno di uno di loro, posizionando correttamente tutte le luci e trascrivendo tutte le sequenze ed i movimenti di camera.
Poichè tutti gli sfondi sono realizzati come video, uno dei principali problemi in fase di progettazione del gioco è stato quello dello spazio che Luminocity avrebbe occupato una volta installato. Tuttavia dopo la realizzazione, mediante un meticoloso lavoro di ottimizzazione, hanno visto che in effetti tutto funzionava molto bene, i video avevano una dimensione accettabile.
Tutto quello che ci è stato raccontato non è un messaggio per sollecitarci a realizzare anche noi qualcosa di simile, il team si rende conto che oggi le tecnologie consentono di realizzare opere artistiche molto più economiche, in tempi più brevi di quelli che hanno utilizzato loro; il messaggio, invece, è quello di non limitare la propria vena artistica solo a quello che fa trend, alla moda del momento, ma cercare sempre di soddisfare il proprio talento ed intento artistico.
Alla domanda di uno spettatore su cosa consiglia per poter realizzare qualcosa di simile a Luminocity, viene consigliato di avere una parte di sovrapposizione delle competenze: nel loro team ognuno aveva un compito ben preciso, ma aveva anche una conosccenza più o meno approfondita in ruoli coperti da altre persone; questo ha consentito ad ognuno di lavorare pensando non solo a trovare la migliore soluzione per ottenere il miglior risultato del proprio lavoro e nei tempi minori, ma anche a pensare a quali sarebbero stati possibili problemi dei colleghi nell’applicazione di una soluzione rispetto ad un’altra, avendo un quadro più completo ed ampio delle problematiche di un progetto.
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